IL POSTO MIO
Come tanti Re sul proprio trono
sfidano il cielo e le celesti sfere,
fermi come natur li volle sono
cambiando solo veste a lor piacere.
Echeggia in mezzo ad essi il dolce suono
dei campanili intenti a lor dovere,
dove i dindon di quei metalli appesi
raccontano la storia dei paesi.
Piccoli spazzi offrono maggesi
neanche sufficienti al fabbisogno,
ma fra le valli verdi prati estesi
sono per gli occhi e per foraggio un sogno.
I lunghi inverni durano per mesi,
che quasi ad emigrare anch’io agogno;
anch’io, che fittonante ho la radice
e il poco e niente già mi fa felice.
Ma poi vi guardo e l’immensa cornice
del manto azzurro che vi fa da sfondo,
par che sussurra ed all’orecchio dice:
“che vai cercando di più bello al mondo”.
Ogni stagione, dolce mia pittrice,
sovente mi stupisce e fa giocondo,
perché sei mamma di quattro sorelle
diverse fra di lor ma euguali belle.
All’alba, al tramontar, sotto le stelle,
l’occhio s’appaga e il cuore si disseta,
il dolce canto delle fontanelle
sembra la nenia d’un vecchio poeta.
A sera il gracidar delle ranelle
coi grilli e le cicale si completa,
creando quel simpatico concerto
nel solito teatro sempre aperto.
Forse non sarò quel grande esperto,
forse non avrò troppo girato,
ma cosa posso far ne sono certo,
di questi posti sono innamorato.
Sfida la rondinella il mare aperto
per ritrovare il nido che ha lasciato.
O dolce migratrice ugual son io,
posso cercar ma questo è il posto mio